Sabbio è pieno d’huomini sottilissimi, gli quali han per propria e connatural professione il Mestier delle Stamperie de i libri, nel cui essercitio s’impiegano da putti piccioli, & se ne trovano fin fuori d’Italia, gli quali eccellentemente pratticando ogni lingua, & ogni natione, si fanno celebri, & cari a tutti i letterati del Mondo.
(O. Rossi, Le memorie bresciane. Opera istorica et simbolica, Brescia, B. Fontana, 1616)
Non è facile riassumere in poche righe le molte storie degli stampatori che, fin dai primi decenni del Cinquecento, partirono da Sabbio, per far fortuna nelle più importanti città italiane ed europee.
«Da Sabbio», si firmavano, appunto, i Nicolini, Stefano, figlio di Turrino, e i suoi fratelli, i primi, probabilmente, a intraprendere l’arte della stampa, in quel di Venezia, dopo un passaggio presso le cartiere di Toscolano, sul lago di Garda. Il catalogo di Stefano, solo parzialmente indagato, rileva le qualità dell’umanista, autore ed editore di una cospicua serie di volumi, usciti anche in lingua greca.
Comin Ventura, alla fine del secolo, rileva la tipografia bergamasca di Vincenzo Nicolini, affermandosi come bibliopola (commerciante di libri) e, soprattutto, stampatore ufficiale della municipalità orobica: «picciolo di corpo» – lo ricorda il Calvi (Scena letteraria de gli scrittori bergamaschi, Bergamo, Per li Figliuoli di Marc’Antonio Rossi, 1664) – ma «peritissimo del Latino, Greco, & Hebreo idioma». La capacità di destreggiarsi negli affari è spiccata in Giovan Battista Pelizzari (o Pellizzari) che, stabilitosi a Cremona, sposa in seconde nozze Penelope Campi, figlia del noto pittore Antonio, implementando il suo patrimonio familiare con commesse importanti.
Sono giudicati «esquisiti» i libri conservati nella libreria milanese di Giovanni Antonio degli Antoni, «all’insegna del Griffo», a detta di Tommaso Garzoni (La piazza universale di tutte le professioni del mondo, Venezia, Tomaso Baglioni, 1610).
Anche i Tini annoverano diversi esponenti occupati nell’arte tipografica: Pietro, Michele e Simone, in particolare, dediti all’editoria musicale. E si ricordano pure i Gelmini, attivi per il Principato Vescovile di Trento, o i Bericchia, documentati a Roma, Napoli, Campobasso e Messina. Infine i Baruzzi, e i Comencini, i cui contorni biografici sono noti solo in parte. Nomi che ancora ricorrono tra le famiglie locali, a testimonianza di una vicenda umana e professionale prolifica e duratura.
Le elargizioni concesse da cittadini, imprenditori e istituzioni pubbliche, a partire dal 2008, hanno consentito di raccogliere, via via, un numero consistente di volumi che si attestano attorno alla cinquantina, all’inizio del 2024.
Il censimento e la schedatura del patrimonio bibliografico sabbiense, curata da Ennio Ferraglio e da Marco Giuseppe Palladino, è confluita nel Quaderno/1, editato nel 2023, in collaborazione con l’Ateneo di Salò, liberamente accessibile qui.